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"Marine e Putin uniti contro le élite"

Lo scrittore Sangiuliano «Quello francese non è il trionfo del populismo La leader del Front e il russo i soli a sfidare l'egemonia culturale buonista»

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«La vittoria della Le Pen non è una vittoria populista, ma nazionalpopolare». Per Gennaro Sangiuliano, vicedirettore del Tg1 e scrittore, è questa la chiave del successo di Marine Le Pen. Che insieme a Vladimir Putin - a cui ha appena dedicato il suo ultimo libro che oggi presenterà al Senato - rappresentano la coppia di leader più «invidiata» dai sovranisti italiani.     Sangiuliano, il boom del Front National è quindi la rivincita del popolo sulle élite? «Non c'è dubbio. È un riconoscimento della vicinanza alla Francia e ai francesi, che hanno dato un segnale di volersi riappropriare del proprio destino, di non volerlo delegare a élite tecnocratiche».     A due giorni di distanza in tanti ammettono che la «paura» non è stata l'elemento più importante di questa avanzata lepenista. «Si è tentato di sminuire questa vittoria con l'onda emotiva degli attentati. Ma già alle elezioni dipartimentali il Fn era arrivato ben sopra il 20%, si stava costruendo come forza molto radicata. Nei francesi è scattato un riconoscimento: ritengono ormai il Fn una forza politica affidabile, l'unica che ha in testa un disegno e una possibile risposta sia al tema dirompente dell'immigrazione che al disastro economico, alla perdita di benessere diffusa».     Perché Marine Le Pen e Vladimir Putin sono i leader che godono della maggiore fiducia degli europei? «Sono gli unici che hanno lanciato il guanto di sfida all'egemonia culturale del politicamente corretto, del pensiero “piano”. Sono gli unici a riconoscere la bellezza della pluralità dell'umano, e quindi delle differenze rispetto a chi vorrebbe omologare tutto a un modello prestabilito. È evidente che, sia pure nella diversità storica, tra i due ci sono delle assonanze perché in entrambi i casi si tratta del rispetto che danno alla tradizione e al popolo».     Perché si affermano in Russia e in Francia? «Putin è il protagonista del cosiddetto "risveglio nazionale". Ha ridato orgoglio, sentimento al popolo russo che nell'epoca di Eltsin era pesantemente prostrato da condizioni di degrado. È un riscatto materiale e spirituale nato fondendo insieme l'identità dell'antica Russia zarista, che ha ripreso elementi dell'Unione sovietica ed elementi della Chiesa Ortodossa, con il risveglio religioso che ha dato senso sacro al tutto. La Le Pen dal canto suo ha ripreso il valore dello spirito repubblicano tradizionale – si dichiara ammiratrice di Napoleone Bonaparte –, ma ha ripreso anche lo spirito del gollismo e ha voltato in positivo la vecchia grandeur francese».     Eppure la «narrazione giornalistica» tende a banalizzare, quando non a criminalizzare, le istanze sovraniste dei due. «È la malafede e dilettantismo culturale di chi perde la retrospettiva storica che è invece fondamentale. Non possiamo parlare di Le Pen, ad esempio, se non sappiamo che cosa è stato il bonapartismo o l'Action française. Negli anni '20, ad esempio, nelle piazze francesi comunisti ed estremisti di destra dell'Action combattevano insieme contro l'establishment. Oggi? Nel Nord della Francia, in quella che era una roccaforte dei comunisti francesi, adesso tutti quegli elettori guarda caso votano per la Le Pen…».     La destra italiana, almeno per il momento, si deve accontentare di festeggiare le vittorie degli altri… «La destra qui soffre un deficit di qualità culturale e di leadership. Meloni e Salvini possono crescere ma ci vorrà del tempo».

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