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In Sicilia il Cav licenzia Gibiino e si riaffida a mister «61 a 0»

Micciché al vertice di Forza Italia in Sicilia: "Oggi mi accontenterei di 10 eletti"

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A 61 anni ritorna in campo. Silvio Berlusconi lo tira fuori dal suo cilindro per far resuscitare Forza Italia in Sicilia. E lui, Gianfranco Miccichè, è già pronto: «Forza Italia si riprenderà e potrà tornare ad essere protagonista della riunificazione del centrodestra, a partire dalla Sicilia». L'ex premier l'ha nominato commissario nell'Isola, mettendo in naftalina il coordinatore Vincenzo Gibiino. Dunque, gli azzurri in Sicilia ripartono da mister 61-0, un'etichetta che rievoca il 2001 quando nell'Isola vinse tutti i 61 collegi uninominali. Un successo che lo portò a essere nominato vice ministro dall'allora premier Berlusconi. Acqua passata. Oggi, l'ex «pupillo» di Marcello Dell'Utri farebbe salti di gioia «portare a casa 10-15 parlamentari...». È stato proprio Dell'Utri, infatti, nel 1993 a segnalarlo al Cavaliere, allora suo manager in Pubblitalia. E così, con i suoi collaboratori, e tutta la sua grinta che a tutt'oggi non s'è scalfita, Miccichè mette in moto il caterpillar in Sicilia e sbanca tutti nel 1994, contribuendo da protagonista a portare a Palazzo Chigi per la prima volta il leader di FI. «Sono grato a Berlusconi - afferma - e anche adesso sono pronto a dare il massimo del mio impegno». Il colpo letale per la coppia arriva nel 2010 quando il politico palermitano abbandona il «padre putativo». Convinto di farcela da solo fonda un partito, Forza Sud. La prima vera batosta arriva nel 2012, quando si candida alla presidenza della Regione Siciliana, prendendo nettamente le distanze da Berlusconi, dichiarando di essersi pentito di averlo appoggiato in passato e di «essere scappato» una volta capito l'errore. Per lui, le Regionali furono un flop: arriva al quarto posto, ultimo, venendo sorpassato dal candidato del centrosinistra Rosario Crocetta (che diventerà governatore), dal candidato del centrodestra Nello Musumeci e dal candidato del M5S Giancarlo Cancelleri. Evento che tutt'oggi ben ricorda il parlamentare azzurro Basilio Catanoso che già scatena la guerra in casa berlusconiana non accettando la sua nomina a commissario. «Miccichè rappresenta una delle due facce che hanno portato alla sconfitta il centrodestra in Sicilia – tuona - facendo quindi vincere Crocetta, il Pd e tutto il centrosinistra». Ma a dire il vero, finora non c'è traccia in Sicilia di un leader che possa ridare fiato al centrodestra. Soprattutto in questo momento, in piena crisi del governo Crocetta, e che potrebbe portare alle urne i siciliani anche la prossima primavera. Miccichè scalpita. La prima mossa che farà «sarà rincollare i cocci rotti all'interno del partito». Un'azione che condurrà senza distrazioni, promette. «Starò molto a contatto con il territorio quotidianamente - assicura - non avendo attualmente incarichi parlamentari». La strada è tutta in salita per l'ex manager di Pubblitalia. E lui ne è più che consapevole. «La riunificazione del centrodestra è più difficile nell'Isola - avverte - che a livello nazionale, dove ci sono solo Lega, Fi e Fdi. In Sicilia, invece, c'è l'ex Polo delle libertà, suddiviso in tanti rivoli e piccoli partiti, che vanno riascoltati uno per uno. Occorre ridare loro il giusto peso, perché solo così possiamo immaginare la creazione di un progetto comune per la Regione e l'Italia». Ma dovrà anche fare i conti con gli ex alleati Angelino Alfano e Musumeci che ancora hanno il dente avvelenato. Staremo a vedere. Il centrodestra è ancora diviso sulla candidatura di Alfio Marchini a sindaco di Roma. Con Forza Italia spaccata, a sostenere senza se e senza ma la corsa civica dell'imprenditore è il senatore di Ap Scelta Civica e la componente parlamentare dei fittiani. Ad accendere la miccia ieri è stato un comunicato del meloniano Fabio Rampelli che ha criticato la scelta di Fitto: «Suona strano - ha detto - che chi è uscito dal PdL sostenendo di non condividere la deriva inciucista oggi ci proponga un candidato come Marchini». La replica di Daniele Capezzone: «FdI ha deciso di rimettere in tasca la matita delle primarie, che orgogliosamente avevamo mostrato tutti insieme qualche mese fa. Non è una questione di forma, ma di sostanza. Il centrodestra delle stanze chiuse ha già perso 12 milioni di voti. Pensavamo che Giorgia Meloni e Matteo Salvini volessero aprire una pagina nuova, e lo speriamo ancora. Con stima e amicizia, diciamo a Fabio Rampelli e a Giorgia Meloni: ripensateci».

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