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"Appalti, boss e spiagge. A Ostia c'è la mafia"

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La relazione integrale del Prefetto sulle infiltrazioni nel litorale di Roma

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Ecco il capitolo integrale della relazione su Ostia del Prefetto Franco Gabrielli contenuta nella relazione conclusiva elaborata sulla scia dell'inchiesta su Mafia Capitale. Un capitolo lungo, per certi versi impressionante, dedicato al litorale di Roma e a tutti gli interessi che ci girano intorno da anni tra vecchi boss, nuovi clan, minacce, affari, appalti, e inefficienze o potenziali collusioni della politica locale e romana   «La relazione compie un articolato excursus sulle più recenti operazioni di polizia che hanno disvelato i rapporti tra i clan Fasciani-Spada, Senese e Triassi-Cuntrera, nelle più importanti attività economiche del territorio, in primis in riferimento alla gestione delle aree demaniali marittime (...). Le indagini hanno confermato l'esistenza sul territorio ostiense di due distinte associazioni mafiose (quella dei Fasciani nata e costituita sul litorale ed alleata con gli Spada e quella dei Triassi-Cuntrera, proiezione della tradizionale mafia agrigentina) in lotta per la spartizione degli interessi economici dell'area, individuabili innanzitutto nelle attività commerciali della fascia litoranea (gestione spiagge, stabilimenti balneari, chioschi e punti di ristoro). Le modalità del conflitto si sono articolate in incendi, danneggiamenti e rati contro la persona - effettuati anche a colpi di arma da fuoco in pieno giorno - alternati a momenti di "pax mafiosa" imposta da forze criminali esterne per evitare che l'escalation di sangue incidesse negativamente sui lucrosi interessi criminali.   CHI COMANDA SUL MARE DI ROMA L'Operazione Tramonto. Condotta dalla Guardia di Finanza (...) su alcune aziende riferibili ai Fasciani ha disvelato soprattutto la capacità imprenditorale del sodalizio, manifestatasi mediante operazioni di mimesi delle proprietà e di camuffamento, attraverso una mirata manipolazione degli strumenti societari, in atluni casi compiuta addirittura dopo l'esecuzione di provvedimenti di sequestro giudiziario (...). L'indagine condotta dalla Squadra Mobile di Roma ha portato il 4 novembre 2014 all'arresto del dirigente dell'Ufficio Tecnico e dell'Unità organizzativa Ambiente e Litorale del Municipio di Ostia, l'ingegner Aldo Papalini, e altre otto persone responsabili di abuso d'ufficio, turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, concussione, corruzione e reati finanziari, finalizzati ad agevolare il clan Spada alleato dei Fasciani. In particolare il dottor Papalini è risultato il fulcro di un articolato sostema corruttivo nell'ambito della gestione di numerosi appalti pubblici, di lavori e concessioni per stabilimenti balneari in favore di società contigue alle associazioni criminali del territorio. Dalla perquisizione eseguita ai danni del citato dirigente è emerso addirittura il possesso del permesso di invalidità per la viabilità in aree a traffico limitato intestato al boss Carmine Fasciani e utilizzato da Papalini sulla propria autovettura. I comportamenti contestati agli arrestati risultano del resto in linea con gli siti di pregresse indagini, condotte già dal 2004, che avevano acclarato la penetrazione delle organizzazioni criminali nel tessuto sociale e imprenditoriale di Ostia con l'appropriazione di diverse attività legali (gestione di parcheggi, aree demaniali, impianti sportivi, stabilimenti balneari) e beni immobili attraverso l'applicazione di imponenti tassi usurari (...).   IMPRENDITORI LOCALI E AFFARI La sintesi delle caratteristiche del quadro criminale ostiense emerge in maniera molto chiara dall'ordinanza adottata a chiusura dell'operazione Alba Nuova, dove viene in rilievo l'esistenza di un sistema che, attraverso il vincolo di intimidazione, e le correlate situazioni di assoggettamento proprie dei sodalizi criminali, mira a scardinare gli assetti economici locali, attraverso il saccheggio, pacificamente operato, di un territorio significativo per l'immediata contiguità con una grande capitale europea, sede di scelte di governo. Nella correlata ordinanza di sequestro preventivo il gip focalizza l'attenzione sui legami dei clan mafiosi radicatisi a Ostia con l'imprenditoria locale, in particolare con Mauro Balini, presidente del Porto di Ostia, mediati dal pluripregiudicato Cleto De Maria, tratto in arresto il 26 luglio 2013 dalla Squadra Mobile di Roma perché "incaricato della gestione delle attività economiche, in particolare nel porto di Ostia" per conto dei Triassi. Balini con il suo corredo di relazioni e contatti è lo strumento attraverso cui l'organizzazione criminale effettua il salto di qualità verso l'attività commerciale di apparente rispettabilità e liceità volte a convertire lo stesso complesso portuale, attraverso il gioco d'azzardo, in una struttura deputata al riciclaggio. Il quadro sopra delineato ha trovato una prima conferma della sentenza del giugno 2014 (con rito abbreviato) e in quella del gennaio 2015 laddove per la prima volta si riconosce l'esistenza di una organizzazione mafiosa sul territorio romano. In particolare la sentenza del 30 gennaio 2015 emessa dalla prima sezione penale del Tribunale di Roma, seppure non ancora con forza di giudicato, ha condannato i membri della famiglia Fasciani per associazione mafiosa ed altro infliggendo pene detentive complessive per oltre duecento anni di carcere, così suggellando l'operatività di un'organizzazione mafiosa autoctona sul territorio di Ostia. Nella suddetta sentenza viene ribadito il ruolo di Mauro Balini e di un altro imprenditore Silvano Giacometti, entrambi impegnati ad assicurare il sostentamento economico alla famiglia di un killer mafioso, Roberto Giordani (detto «Cappottone»).   DUE MAFIE, LINK E COLLETTI BIANCHI Particolare attenzione ha altresì posto la commissione d'accesso per verificare l'esistenza di legami tra la mafia di Ostia e l'organizzazione Mafia Capitale: il punto di partenza è costituito proprio dalla sentenza del 30 gennaio scorso laddove nel ricostruire la fitta rete di appoggi esterni all'organizzazione criminale ostiense si fa riferimento alla figura del commercialista Luigi Paolo Proteo che ha curato per anni le pratiche amministrative della società il Porticciolo srl per conto della famiglia Fasciani e destinatario di ordinanze di custodia cautelare per i reati di associazione a delinquere, riciclaggio e frode fiscale nell'ambito di un'altra operazione denominata "Nasty Business". Orbene nelle risultanze dell'operazione Mondo di Mezzo emerge che la sede legale dello Studio P srl sita in via (...) nella titolarità del prefato professionista è anche la sede dello stabilimento balneare Jumbo V gestito, tra gli altri, da Lorenzo Alibrandi, fratello di Alessandro Alibrandi (appartenente ai Nar ed ucciso nel 1981 in favore del quale viene richiesto l'intervento di Massimo Carminati per contrastare asserite prepotenze poste in essere da un terzo soggetto). Il medesimo professionista è risultato inoltre collegato a Fabrizio Franco Testa (trait d'union tra la dimensione criminale di Mafia Capitale e la dimensione istituzionale grazie ai suoi rapporti con Buzzi e Carminati da un lato e il sindaco Alemanno dall'altro) al quale è legato da un rapporto di lavoro in diverse aziende che hanno sede sempre presso il suo studio e da un rapporto societario nella Zenith srl ubicata anch'essa in via (...), del quale Testa è anche amministratore unico. Ulteriore testimonanza del rapporto tra l'organizzazione di Carminati e la Mafia di Ostia è offerta dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Grilli (...).   TUTTI GLI APPALTI SOSPETTI Nello specifico delle procedure esaminate è emerso quanto segue: Appalto per la gestione del servizio di pulizia e manutenzione degli arenili di Castel Porziano - stagione 2014 (...). La prima rilevante carenza riguarda la determina a contrarre che nel caso di specie costituiva presupposto indefettibile per la legittimità della procedura prescelta, quella in regime di economia, per di più in assenza di un regolamento comunale che disciplina gli acquisti in economia. L'appalto è stato suddiviso in 2 lotti per ognuno dei quali l'amministrazione ha individuato i soggetti da invitare a gara, senonché in entrambi i casi tutti i soggetti invitati sono risultati direttamente o indirettamente riconducibili a Buzzi, alcuni addirittura parte integrante del suo sodalizio. Con la conseguenza che ad una appartente pluralità di aziende concorrenti ha corrisposto una sostanziale unicità del centro di imputazione di interessi economici, aggravata dal fatto che tale situazione non è dipesa da una carenza di controlli successivi da parte dell'amministrazione procedente, ma da una sua specifica scelta già nella fase di selezione delle società. Tale assunto, correlato al contenuto delle conversazioni intercettate, viene dalla commissione interpretato a riprova dei collegamenti tra il sodalizio criminale e il vertice politico-amministrativo del Municipio. Il percorso amministrativo seguito da questo appalto si incrocia, peraltro, con quanto già descritto in precedenza nel capitolo dedicato al Dipartimento Ambiente e Territorio laddove si è riferito dell'atto di indirizzo adottato dall'assessore Estella Marino, su sollecitazione del dottor Altamura, che ha innalzato l'importo degli appalti da riservarsi alle cooperative sociali. È a riscontro di tale atto infatti che il presidente Tassone, su pressione di Buzzi, rivendica la competenza del Municipio alla gestione degli arenili ed ottiene che l'assessorato capitolino gli destini la somma di 474.000 euro, a fronte dei 680.000 da lui richiesti, poiché i restanti 206.000 dovevano servire per linquidare Roma Multiservizi spa cui comunque erano stati affidati ad aprile 2014 i primi interventi di pulizia delle spiagge.   IL BUSINESS AMBIENTALE Appalto per la gestione servizio potature delle alberature. Anche in questo caso la procedura risente diversi vizi di legittimità: utilizzo della somma urgenza in presenza di interventi che potevano sicuramente essere pianificati e programmati, attivata peraltro con una cadenza temporale (oltre due mesi dalla segnalazione delle criticità) incompatibile con la situazione di emergenza che ne costituirebbe il presupposto indefettibile. Pure qui manca la determina a contrarre e l'impiego di una procedura aperta: gli interventi da realizzare (per un totale di circa 2 milioni di euro) vengono artificiosamente frazionati in lotti e le indagini di mercato si svolgono tra imprese di fiducia del Municipio (che coincidono con quelle utilizzate dal Dipartimento Tutela Ambientale) e ricomprendono sempre le cooperative di Buzzi. Anche in questo appalto si riproduce il modulo di un apparente pluralità di imprese riferibili in concreto ad un unico centro di interesse.   STESSE SPIAGGE, STESSO MARE Spiagge libere, bando 2014. La procedura presenta una prima anomalia in relazione al numero di partecipanti che, tenuto conto della remuneratività dell'attività oggetto di affidamento, risulta estremamente basso (8 società per 8 lotti messi a bando, 2 dei quali a causa di irregolarità nella domanda dell'unico concorrente non riescono ad essere assegnati e dovranno formare oggetto di una ulteriore procedura per l'aggiudicazione). Ulteriroe elemento di singolarità rilevato dalla commissione d'accesso concerne il verificarsi di aperti dissidi all'interno dell'ufficio tra il dirigente ingegner Cafaggi ed il funzionario addetto architetto Domizi che inducono il primo a chiedere l'annullamento in autotutela dell'aggiudicazione effettuata dal secondo. Il contrasto si conclude con la rimozione del Cafaggi senza comportare alcun annullamento dell'affidamento che resta in capo alla cooperativa. Il bando in parola fa seguito a un'ulteriroe gara del 2012 che, seppur approvata dalla giunta nel gennaio 2012, veniva chiusa con notevole ritard. Addirittura nel dicembre 2012 la commissione di gara concludeva i lavori e trasmetteva gli atti al direttore del Municipio per i provvedimenti consequenziali, con ciò consentendo all'ingegner Cafaggi di prorogare gli affidamenti ai vincitori del bando 2011 per ben due stagioni balneari (2012 e 2013) (...).   CAPOCOTTA E LA LOTTA DEI CHIOSCHI Altro capitolo è quello sulla gestione chiochi sulle spiagge di Capocotta. La spiaggia di Capocotta estesa per 45 ettari è suddivisa in 5 lotti (denominati A, B, C, D, E) la cui gestione, affidata nel 1999 mediante procedura ad evidenza pubblica a 5 operatori per la durata di anni 10 rinnovabili di ulteriori 5 anni, ha fatto registrare, oltre a indiscriminati ampiamenti degli spazi assegnati, reiterati inadempimenti da parte dei concessionari nel pagamento dei canoni dovuti annualmente. Alle tardive richieste inoltrate dagli uffici comunali (ogni 6 anni) le società affidatarie hanno opposto asserite spese sostenute per manutenzioni straordinarie da calcolare a scomputo, che tuttavia, ove effettivamente realizzate, risulterebbero comunque effettuate senza il preventivo assenso dell'ente e dal medesimo non verificate, né ormai verificabili. Tra esse spicca la posizione della società Convivium srl che, nonostante il mancato pagamento del canone (118.000 euro relativo al periodo 2002-2013), viene lasciata a gestire lo spazio demaniale (lotto C) per ben due stagioni balneari senza neanche un formale atto di proroga. Ciò nonostante l'area fosse caratterizzata da particolare pregio tant'è che risulta inserita in Sito di interesse Comunitario (cd. Sic) ed in una zona di protezione speciale (Zps) e su di essa l'amministrazione si fa carico di predisporre un progetto di riqualificazione avente ad oggetto l'adeguamento impiantistico delle strutture ivi esistenti. Tale progetto affidato alla Linx Natura e Ambiente srl (per euro 6.050) non otteneva il nulla osta dalla Commissione di Riserva del litorale romano (...).   LA SEDE DELLA POLIZIA MUNICIPALE (Nella relazione di Gabrielli si fa poi riferimento alla gara per la nuova sede del Gruppo X della Polizia Municipale, per una indennità di occupazione di 1.166.000 euro, alla quale viene ammessa la sola Immobilgest 2010 srl relativamente a un immobile in via dell'Idroscalo riconducibile alla proprietà di Mauro Balini). (...) Il comandante della Polizia di Roma Capitale - che in maniera a dir poco singolare non era stato affatto coinvolto nella procedura - informato per caso della vicenda, in quanto destinatario per conoscenza di una nota invata dal dottor Saccotelli, evidenzia formalmente l'assoluta inidoneità dei locali, la cui superficie utile era di gran lunga inferiore a quella richiesta (1.600 metri quadri a fronte dei 2.500 del bando) e che necessitavano di grossi interventi di adeguamento per renderli idonei alle esigenze del Corpo di Polizia Municipale. Ma nonostante la ferma e formale opposizione del comandante Clemente il Dipartimento Patrimonio del Comune nella persona della dottoressa Aceti insiste nella volontà di stipulare il contratto a far data dal primo aprile 2015 ovvero dall'ultima azione di tutti gli "interventi necessari a rendere il complesso immobiliare idoneo all'utilizzo richiesto dal punto di vista tecnico, strutturale e infrastrutturale". La società individuata (...) accetta le richieste dell'amministrazione e contestualmente invia progetto esecutivo, cronoprogramma e computo metrico dei lavori, rimanendo in attesa della convocazione per la stipula del contratto.   L'IRREGOLARITÀ DEL COMUNE La ricostruzione documentale operata dalla Commissione d'accesso si ferma qui, ma non può farsi a meno di sottolineare l'irregolarità della condotta del Comune nella gestione della gara, laddove tenta di sanare la difformità dell'offerta proposta dall'Immobilgest 2010 srl e non procede alla sua esclusione neanche dopo che in sede di integrazione documentale l'immobile si rivela comunque di categoria catastale D8 (grande distribuzione) a fronte di quella ad uso ufficio (B4) richiesta dal bando. A testimonanza dell'interesse della procedura contrattuale in esame la Commissione sottolinea che, dopo l'avvio dell'iter per il cambio di sede, i proprietari di quella attuale avrebbero avvicinato rappresentanti sindacali della Polizia Municipale promettendo denaro in cambio dell'attivazione di proteste contro il trasferimento». (Dopo aver proceduto alla ricostruzione anche delle vicende relative alla manifestazione estiva Ostia Mon Amour relativa all'edizione 2014, il prefetto Gabrielle procede alle «Considerazioni e proposte circa le misure applicabili del Municipio X di Roma Capitale») «(...) Le risultanze di tali attività consentono di affermare che è oggi processualmente accertato che il territorio del Municipio X sia caratterizzato dalla pervasiva e radicata presenza di organizzazioni criminali di stampo mafioso. Tali organizzazioni costituiscono le proiezioni nell'hinterland romano di sodalizi di analoga natura presenti nelle regioni di radicamento storico della delinquenza organizzata. A ciò si aggiunge la presenza sul territorio del X Municipio anche di Mafia Capitale che, come emerge dalle ricostruzioni contenute nell'ordinanza del gip di Roma del 28 novembre 2014, ha sviluppato in queste aree attività illegali sia con i metodi dell'intimidazione mafiosa, sia attraverso l'azione corruttiva posta in essere dal branch economico facente capo a Salvatore Buzzi. Peraltro, il sodalizio capeggiato da Carminati non si è limitato a questo, ma ha intessuto solidi rapporti con le consorterie criminali presenti nel distretto ostiense stringendo intese anche sulle modalità di svolgimento dei traffici illeciti».˜ Tali circostanze sono più che sufficienti per concludere che nella circostanza del Municipio X si sia realizzata la condizione-base, richiesta per l'applicazione delle misure ex art. 143 Tuel (Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso ndr), della notoria e accertata diffusione nel suo territorio della criminalità organizzata.   IL PRESIDENTE DEL MUNICIPIO Quanto alle dinamiche che hanno interessato quella amministrazione municipale, i numerosi episodi, riferiti dalla Commissione, portano alla luce come in più occasioni il presidente del Municipio, Andrea Tassone, abbia intrattenuto rapporti e connivenze con il branch economico di Mafia Capitale, funzionali a far conseguire a quest'ultimo una serie di appalti pubblici. Tali rapporti sono, inoltre, testimoniati in conversazioni intercettate intercorse tra Buzzi e Tassone».

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