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È nato a Ginevra l'erede dei Savoia

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di Guido Tonella

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Ginevra, 22 giugno - Marina di Savoia Doria, trentasettenne moglie di Vittorio Emanuele IV è diventata questa mattina madre di un maschio. Sia la principessa di Napoli che il neonato, che pesa tre chili e cento grammi, sono in ottime condizioni di salute. Alle ore nove e cinque minuti, il bimbo ha visto la luce nel reparto maternità dell'Ospedale cantonale di Ginevra. Il famoso ginecologo Hubert de Watteville, che a suo tempo assistette Sophia Loren, ha assistito ora la principessa Marina che era tornata solo da pochi giorni col marito da Gstaad. L'ex regina d'Italia, Maria Josè, ha voluto personalmente annunciarci il lieto evento, forse per «riparare» a un'inesattezza che ci aveva comunicato ieri, in un'intervista alla villa di Merlinge. Infatti, parlando della prossima nascita del nipotino aveva detto che molto probabilmente sarebbe avvenuta «ai primi di luglio». Un poco emozionata, Maria Josè di Savoia ha detto: «Proprio perché ho involontariamente dato un'informazione errata, tengo ora riservare a Il Tempo le mie prime dichiarazioni su questa nascita che mi riempie e ci riempie tutti di gioia». «LISCIO E ROSEO!» «Il bambino - ha proseguito commossa - pur non avendo un peso proprio eccezionale, è sanissimo, bello, liscio e roseo; senza nemmeno una ruga! A dir la verità eravamo un poco preoccupati per Marina, ma è stata bravissima. Tutto è avvenuto, si può dire, senza eccessivo dolore. Sono felice per lei e per Vittorio; soprattutto per Vittorio che sempre di più si sta dimostrando un uomo, perfettamente conscio delle sue responsabilità». L'ex regina d'Italia ha anche ricordato, con giusto orgoglio materno, alcune confidenze dello Scià di Persia che le riferimmo proprio al nostro ritorno da Teheran, alcuni giorni fa. Lo Scià, infatti, che conosce molto bene Vittorio Emanuele e ha seguito la sua attività commerciale nell'Iran, si era così espresso a proposito del figlio dell'ex re d'Italia. «Un ragazzo serissimo, molto diverso dall'immagine che fanno di lui le cronache mondane dei rotocalchi; lavora con grande scrupolo e coscienza; e, devo ammetterlo, anche con successo: in una parola è un autentico realizzatore». Pochi minuti dopo la nascita, alle 9,20 circa, Maria Josè di Savoia entrava in clinica, spinta quasi da un presentimento». «Mi avevano assicurato che il parto si sarebbe concluso verso le undici del mattino; mi avevano consigliato di non affrettarmi, ma io ho dato retta al mio intuito materno e, come vedete, ho avuto ragione». Maria Josè ha detto che Umberto di Savoia è stato immediatamente informato, a Cascais, del lieto evento. Iris Doria, la madre di Marina, si è fatta trasportare in lettiga alla clinica ginevrina, per abbracciare la figlia e conoscere il nipotino. La signora Daria è, a sua volta, ricoverata in una casa di cura, ancora sofferente per i postumi del pauroso incidente aviatorio dell'inverno scorso a St. Moritz. Sull'aereo schiantatosi sul lago ghiacciato di Silvaplana, c'era anche Maria Josè di Savoia che, per fortuna, non aveva riportato serie ferite. Per tutta la mattinata di oggi, Vittorio Emanuele è rimasto accanto alla moglie, felice e un poco frastornato dall'evento. Lo abbiamo incontrato nel pomeriggio di oggi, nel suo ufficio privato nel quale si è recato direttamente dalla clinica. Era raggiante e commosso: «Uno splendido bambino con capelli di un magnifico biondo oro. Una selva di capelli, per un neonato. Ha stupendi occhi azzurro chiaro e poi è incredibilmente vivace». «Che altro devo dire? ha aggiunto Vittorio Emanuele -. Che voglio ancora più bene a Marina, ora che mi ha regalato un simile erede. Sapesse quanto è stata forte e coraggiosa mia moglie! Subito dopo il parto mi ha sussurrato: Vittorio, voglio avere altri bambini...». NOME ITALIANO Quasi precedendo una nostra domanda, il principe ha proseguito: «Per ora non abbiamo ancora deciso come chiamarlo. Aspettiamo anche quanto ci dirà il re da Cascais. In ogni caso - ha aggiunto commosso - desidero che abbia un nome italiano; voglio che mio figlio cresca nell'amore del suo e del nostro Paese. Mi rendo perfettamente conto che l'avvenimento di oggi - al di fuori del suo aspetto sentimentale - rappresenta una svolta nella mia vita. È per questo che sento ancor più profondo nel mio cuore il legame che mi unisce, idealmente, alla terra dove sono nato e dove sono fiducioso che mio figlio, anche se non è venuto alla luce in Italia, possa un giorno recarsi, forte dei suoi diritti d'italiano. Vittorio Emanuele e Marina si erano conosciuti esattamente dodici anni or sono alla Société Nautique di Ginevra, dove entrambi praticavano lo sci nautico. Marina era a quell'epoca una celebrità nel mondo sportivo internazionale, avendo conquistato diversi titoli di campionessa di sci d'acqua. Vittorio aveva cominciato a praticare lo stesso sport l'anno prima in compagnia di Dominique Claudel, la nipote allora sedicenne del famoso gioielliere parigino Cartier, discendente, da parte di padre, del poeta francese Claudel. (Qualcuno maliziosamente insinuò allora che fu la stessa Dominique a presentare ingenuamente Vittorio Emanuele, suo primo amore, a Marina Doria, la quale le avrebbe così «soffiato» lo spasimante...). Certo è che la dinamica e la volitiva Marina fece immediatamente una grande impressione su Vittorio Emanuele. Da allora, i due furono visti spessissimo insieme, al mare, in montagna, Saint Tropez, la Spagna, l'Austria erano le loro mete preferite. I rotocalchi parlarono fin da allora, a più riprese, di matrimonio. Ma fu lo stesso Vittorio Emanuele a smentire categoricamente simili voci: «Non penso affatto a sposarmi». Poi, dopo due anni di «affettuoso legame», vi fu il mezzo dramma dell'incidente automobilistico di Morges, lungo un tratto particolarmente insidioso della Ginevra-Losanna: la macchina pilotata - con eccessiva temerarietà, si disse - da Vittorio Emanuele, usci di strada, fini contro un albero, si capovolse. Vittorio Emanuele se la cavò miracolosamente con poche contusioni, ma Marina fu estratta dai rottami della fuoriserie con ferite più gravi. Da allora, il legame tra i due si rafforzò. Quando si parlò di matrimonio, Vittorio Emanuele si rivelò assai meno categorico nelle sue risposte: «Per il momento non ci penso ancora... ». L'ostilità - è noto - era rappresentata dall'atteggiamento negativo di Umberto, contrario per motivi dinastici, a un matrimonio morganatico. È doveroso però rilevare che, con la sua abituale gentilezza, Umberto era premurosamente accorso al capezzale di Marina subito dopo l'incidente del 1962. Sempre innamoratissima, paziente e tenace, Marina seppe aspettare. Solo nella primavera dello scorso anno, per la prima volta, si parlò apertamente di nozze. E all'inizio della passata estate corsero addirittura voci di una cerimonia civile, avvenuta addirittura in gran segreto negli Stati Uniti, dove effettivamente fu segnalato nel luglio 1971 il passaggio della coppia: voci, si noti, che mai furono smentite. Finalmente, nell'autunno scorso, nella cornice delle fastose cerimonie di Persepoli, per il duemilacinquecentesimo anniversario dell'impero persiano, si ebbe la notizia ufficiale di un imminente cerimonia religiosa che fu poi celebrata in una chiesa cattolica di Teheran.

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