Catalogna, sale lo scontro sul referendum. Arrestati 14 ministri locali, tensioni in piazza
Si infiamma il clima in Spagna in vista del referendum sull'indipendenza della Catalogna del 1° ottobre, voluto dal governo regionale e contestato dal governo centrale di Madrid, che sta provando in ogni modo a bloccarlo. La Guardia Civil, che risponde al ministero dell'Interno spagnolo, nelle prime ore di stamattina ha effettuato dei blitz negli uffici dell'amministrazione catalana arrestando, secondo il quotidiano La Vanguardia, 13 persone. Si tratta di un nuovo tentativo di frenare l'organizzazione del referendum. Fra gli arrestati c'è il segretario regionale dell'Economia Josep Maria Jové, uomo di fiducia del vice presidente della catalogna Oriol Junqueras. Quest'ultimo ha commentato su Twitter: "Stanno attaccando le istituzioni di questo Paese e quindi i cittadini. Non lo permetteremo". A lui ha fatto eco la sindaca di Barcellona, Ada Colau: "È uno scandalo democratico che le istituzioni vengano stracciate e funzionari pubblici vengano arrestati per motivi politici. Difendiamo le istituzioni catalane", ha scritto su Twitter. Oltre 2mila manifestanti si sono radunati davanti agli uffici del ministero regionale dell'Economia, in pieno centro a Barcellona, su una delle Ramblas, intonando slogan come 'Voteremo'. I raid, sempre secondo La Vanguardia, sono stati 22 e hanno coinvolto diverse sedi fra cui sedi di Esteri, Interni, Economia e agenzia tributaria. Il governatore della catalogna, Carles Puigdemont, ha convocato una riunione d'emergenza dei suoi ministri. Mentre il premier spagnolo Mariano Rajoy, dal canto suo, ha commentato dicendo che, di fronte alla sfida secessionista, non poteva esserci altra risposta se non quella data dal governo di Madrid: "Ho avuto molti interlocutori, ma non ho mai avuto un interlocutore che mi chiedeva cose impossibili e che passava sulla legge", ha affermato Rajoy, assicurando che si sta agendo con "moderazione e proporzione". Spagna e Catalogna hanno posizioni distanti: il governo centrale sostiene che la consultazione sia incostituzionale, dal momento che la Costituzione del 1978 afferma che la Spagna è indivisibile; ma non la pensa così il governo catalano e l'11 settembre, nel giorno della cosiddetta Diada in cui si commemora la caduta di Barcellona nelle mani della Spagna nel 1714, circa un milione di persone erano scese per le strade della città sventolando le bandiere rosse e gialle della catalognaper esprimere il proprio sostegno al referendum. La situazione è delicata da settimane. Il 6 settembre il Parlamento catalano ha approvato una legge che spianava la strada al referendum del 1° ottobre. A seguito di questo, Rajoy ha presentato ricorso alla Corte costituzionale, che il 7 settembre ha sospeso il referendum. Da allora è stato un crescendo. La procura generale di Stato ha avviato un procedimento in sede penale contro i vertici catalani per avere consentito che si svolgesse il voto del 6 settembre in aula e avere avallato l'organizzazione del referendum. Rajoy ha poi chiesto a impiegati statali e sindaci catalani di fermare i preparativi per il referendum nelle prossime tre settimane, avvertendo che altrimenti sarebbero ricaduti nell'illegalità. Ma la maggioranza dei sindaci della catalogna ha annunciato che consentirà l'uso delle strutture municipali per il voto, così il 13 settembre la procura spagnola ha convocato i 712 sindaci che hanno scelto di sostenere il referendum; e proprio ieri i primi di questi sindaci sono comparsi in procura. Inoltre il 15 settembre il governo centrale, sempre nel tentativo di bloccare il referendum, ha approvato delle misure volte ad aumentare il controllo su come la catalogna spende i soldi. Intanto la polizia, agendo su mandato dei tribunali, ha incrementato le perquisizioni nelle tipografie sospettate di stampare le schede e nelle società di consegna, alla ricerca di volantini, manuali di istruzioni e urne per il referendum. Proprio ieri la Guardia civil aveva sequestrato oltre 45mila buste con informazioni sul referendum che erano pronte a essere inviate dal governo catalano ai cittadini della regione.