Vaticano, Papa Francesco pensa ad un cardinale filippino per la Segreteria di Stato
Caro direttore, è Natale soprattutto in Vaticano dove ci sono due nuove zarine che si aggirano tra i Palazzi apostolici, già in fermento non solo per le continue scosse papali sulla dottrina ma soprattutto per le prossime nomine che potrebbero rivoluzionare il cerchio magico di Bergoglio: dalla Segreteria di Stato all'incarico, sempre molto ambito, di Vicario di Roma. L'ultima new entry è Barbara Jatta, romana di 54 anni che guiderà i Musei Vaticani, Cappella Sistina compresa, che con sei milioni di visitatori l'anno è un centro di potere. Ma da alcuni mesi impazza anche un'antica conoscenza della sinistra DC, l'ex Ministro della Sanità Maria Pia Garavaglia, molto amata dall'intramontabile Pier Luigi Castagnetti e sponsorizzata dal traballante Segretario di Stato Pietro Parolin, il quale l'ha imposta alla guida dell'IDI, l'ospedale dermatologico dell'Immacolata, traghettato fuori dalla tempesta economico-giudiziaria dal Cardinale Giuseppe Versaldi. Dopo l'inchiesta su cui ha indagato la procura di Roma, il Papa ci ha messo 50 milioni di euro e con l'arrivo della nuova papessa, le bandiere della CGIL sono subito tornate a sventolare sulla facciata della presidenza. In tempi di cassa integrazione e di tagli, infatti, non è piaciuta la ricca dotazione della neo-presidente: nomina della PR Claudia Sinibaldi alle relazioni istituzionali, un autista full time, oltre ad un alto compenso presidenziale assegnatole al contrario di Versaldi, che ha svolto gratuitamente l'incarico. Ora i riflettori sono puntati sulla Curia romana, dove ai posti di comando ci sono ancora prelati nominati dal Papa Emerito Ratzinger. E, dopo quasi quattro anni, Bergoglio tutto vuole tranne che condividere il potere. La prima casella che dovrebbe liberarsi, per la quale sono da tempo iniziate le manovre, sarà quella prestigiosa del Vicario di Roma, occupata in prorogatio fino al Giubileo della Misericordia dal Cardinale Agostino Vallini. I candidati alla successione sono molti. Tra i tanti: Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto ma, soprattutto, Monsignor Domenico Pompili, Vescovo di Rieti. Quest'ultimo deve la sua carriera al Cardinale Angelo Bagnasco, da poco nominato Presidente dei Vescovi Europei in una poco opportuna riunione avvenuta in un Grand Hotel di Montecarlo dove i Presidenti delle Conferenze Episcopali delle nazioni d'Europa hanno speso oltre 400 euro a persona in camere di lusso, facendo infuriare Bergoglio il quale, quando Bagnasco lascerà a maggio la presidenza italiana, è probabile che affiderà l'incarico a Nunzio Galantino, nonostante tutti i Vescovi contrari lo abbiano già affettuosamente soprannominato per i suoi modi il Marchese del Grillo, quello di: «io sono io e voi non siete...». Ma l'attivismo di Pompili, che vanta diverse cene a Santa Marta in sacra compagnia, pare non basti e sembra che «manchi» di sufficiente esperienza pastorale. Perciò, ad avere più chances sarebbe un Vescovo Ausiliare di Roma: Don Angelo De Donatis, uomo semplice e preparato, molto amato dal Clero Romano. Anche la fronda polacca perde un posto di comando, quello del Cardinale Stanislaw Rylko, fidato uomo di Wojtyla, che dal Pontificio Consiglio per i Laici sembra destinato a Santa Maria Maggiore, anche se il medesimo incarico sarebbe stato promesso dal Papa pure ad altri due candidati da un po' di tempo in penitenza, come Monsignor Claudio Maria Celli e il Cardinale Mauro Piacenza. Se in Curia impazza sempre di più lo stile naïf argentino, i giuristi sono stati afflitti da mal di pancia per la nomina del Pro Decano della Rota Romana. Ai più questo incarico dice poco, ma per mantenere nel ruolo un suo amico, Monsignor Pio Vito Pinto, il Papa ha nominato un vice con medesimi poteri, tipico della tecnica cerchiobottista che ultimamente sta creando non pochi problemi. La nomina delle nomine sarà però quella del Segretario di Stato. Pietro Parolin, infatti, pare sempre più convinto a gettare la spugna sempre più disorientato per indicazioni contraddittorie sull'aborto, sull'America di Trump o sulla Chiesa ortodossa. I candidati, oltre al suo vice Angelo Becciu, il prelato più vicino al Papa, chi si sta dando molto da fare è il responsabile di Propaganda Fide, Fernando Filoni. A meno che, con una mossa davvero a sorpresa, non spunti l'Arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, quasi ad indicare al mondo che proprio lui potrebbe essere, il più tardi possibile e se non molla prima, il successore di Francesco. Indicato come il «Bergoglio asiatico», ha organizzato la più grande Messa papale della storia, alla pre- senza di oltre sette milioni di fedeli, emozionandosi fino alle lacrime quando ha ricevuto da Benedetto XVI la berretta cardinalizia dopo un passato da dattilografo per mantenersi agli studi. Tagle parla correttamente cinque lingue, tra cui l'italiano, ed è il prelato più attivo sui social network, sempre dalla parte degli ultimi, in quell'evangelizzazione sociale a cui tiene tanto il Papa. Ha la battuta prontissima ed è sempre sorridente. A chi gli ha chiesto da dove venga, visto che Francesco, affacciandosi la prima volta dalla Loggia di San Pietro ha detto di arrivare dalla «fine del mondo», lui non ha esitato a ribattere «io dall'inizio». «Genuino» come piace a Bergoglio. Un biglietto per Fiumicino pare lo abbia già pronto.