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Silvio Berlusconi e l'affetto degli italiani: il fisico di un leader divenuto corpo di un popolo

Franco Bechis
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Silvio Berlusconi c'è. E deve esserci. Lo ami, lo odi (meno di un tempo), lo invochi, lo contesti. Ma non si può farne a meno. E' bastata una voce sul suo stato di salute ieri - dopo giorni di ironia sulle ragioni giudiziarie dell'ultimo ricovero - a fare esplodere uno smarrimento collettivo, come all'improvviso venisse meno un punto fermo per tutti gli italiani. La voce era infondata - bisogna dirlo - perché Berlusconi bene non sta, ma ancora ieri era al telefono dal suo letto del San Raffaele di Milano a rassicurare tutti, e anche a cercare notizie e incuriosirsi per quel che sta accadendo, magari non rendendosi conto di quel respiro trattenuto ovunque per lui. Non è più il Berlusconi re di Italia che abbiamo vissuto per un ventennio, certo, fino a quando la liturgia del potere non è sembrata venirgli perfino a noia pagando poi a carissimo prezzo le distrazioni prese: da più di dieci anni è inseguito da una vicenda giudiziaria pazzesca - quella legata a Ruby - che non ha paragoni nella storia di altri paesi e che si è trasformata in un mostro dalle cento teste da cui sembra davvero impossibile liberarsi. Di una vicenda giudiziaria che poggiava su gambe assai malferme dal primo giorno ne hanno tratte infinite, e il processo Ruby è diventata una matrioska russa, dove smontata la prima bambolina tanto ne trovi un'altra e dentro un'altra e un'altra ancora che sembra non finire mai.

 

 

C'è chi si è ammalato per molto meno di una persecuzione così, altro che strologare su trucchi e medici di fiducia compiacenti pronti a disporre il ricovero per schivare l'ennesima udienza. Però è bastato quel tam tam sull'aggravarsi delle condizioni di salute dell'ex premier per zittire il cicaleggio, spegnere il fuoco del sarcasmo, fare esplodere ovunque anche sui social che poco perdonano l'affetto di un #ForzaSilvio che anche noi oggi ripetiamo sulla prima pagina. Forza Silvio, perché è il cuore della storia di Italia di questi anni. Da chiunque altro che sia stato sua controfigura anche importante in questi anni si può prescindere, tanto è che i Romano Prodi, i Massimo D'Alema, i Francesco Rutelli, i Gianfranco Fini e tanti altri che hanno affiancato e contrapposto la parabola della vita pubblica di Berlusconi, sono divenuti foto e ricordi già ingialliti dal tempo. Ma da Silvio prescindere non si riesce. Nessun leader politico nella storia della Repubblica si è divenuto nel bene e nel male corpo di un popolo come lui, ne ha somatizzato il genio e la malattia, interpretato i sogni e le paure, assorbito la passione felice come l'odio. 

 

 

E' l'Italia di Berlusconi, piaccia o meno, anche quella che altri hanno ricevuto in eredità anche negli ultimi anni, provando con rapidissime e alterne fortune a coglierne il frutto. E non potendo farne a meno in questo momento a tutti scappa con sorprendente tenerezza quel “Forza Silvio”!

 

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